Alessitimia: emozioni senza parole

Alessitimia: emozioni senza parole

L’incapacità di riconoscere le proprie emozioni e di comunicarle verbalmente

Nei primi studi si riteneva che l'alessitimia fosse maggiormente prevalente nelle patologie psicosomatiche. In studi recenti si è dimostrato, che è anche una dimensione della personalità che predispone a disturbi somatici e psicologici della regolazione affettiva. L’Alessitimia si riscontra  anche nel disturbo post-traumatico da stress e tra i disturbi psicosomatici che trovano correlazione ci sono l'ipertensione arteriosa, disfunzioni sessuali, disturbi gastrointestinali, dermopatie ecc.; rappresenta infine un fattore di rischio per lo sviluppo di serie condizioni patologiche quali i disturbi del comportamento alimentare,disturbi d'ansia, depressione e abuso di sostanze. 

Le caratteristiche salienti dell’Alessitmia sono:

Studi recenti in ambito neurobiologico hanno confermato due forme di Alessitmia: il tipo I e il tipo II. 

L’Alessitmia di tipo I: è caratterizzata dall’assenza stessa di esperienza emotiva. Vi sono scarsa consapevolezza emotiva e scarsa espressione emotiva. 

L’Alessitmia di tipo II: consiste invece in un deficit selettivo dell’espressione e della valutazione cognitiva delle emozioni, a dispetto dell’integrità dell’esperienza emotiva che risulta inalterata. Vi è dunque normale consapevolezza emotiva ma scarsa espressione emotiva. Essere alessitimico non comporta, quindi, la completa assenza di emozioni o l’incapacità di descrivere i propri stati emotivi, quanto piuttosto una carenza nella componente interpretativa e valutativa degli affetti.  

Emozioni e sentimenti non sono la stessa cosa

Le emozioni costituiscono la componente biologica degli affetti. Quando ci emozioniamo, infatti, avviene in noi un’attivazione fisiologica dell’organismo (ad esempio, con variazioni nella frequenza cardiaca e respiratoria, sudorazione, pallore, rossore, etc.), oppure delle espressioni verbali e non verbali (espressioni facciali, postura, gesti, etc.), una tendenza all’azione e infine attiviamo un comportamento vero e proprio, generalmente finalizzato a mantenere o modificare il rapporto interattivo tra noi e l’ambiente. Mentre i sentimenti sono fenomeni psicologici individuali molto più complessi, poiché implicano l’elaborazione cognitiva e il vissuto soggettivo mediato dalle funzioni neocorticali. Tale componente psicologica dell’affetto consente di valutare la risposta emotiva a stimoli esterni e interpersonali e di comunicare intenzionalmente le emozioni mediante la funzione verbale ed extraverbale. I sentimenti dipendono dalla cultura di appartenenza, dalle esperienze e dalle rappresentazioni di sé e degli altri, dall’educazione, ecc. (Caretti, La Barbera, 2005).

Cause dell’Alessitmia

Le cause dell’alessitimia vanno principalmente ricercate nella qualità delle relazioni affettive fin dalla nascita, relazioni dalle quale dipende la maggior parte dello sviluppo psico-affettivo di ogni persona. Anche l’ambiente è un fattore importante, a volte alcune problematiche emergono proprio in situazioni d’inadeguatezza e carenza affettiva, cosi come eventi traumatici che non permettono al bambino di sviluppare le capacità cognitive di base e quelle di modulare più che regolare i propri stati emotivi. La modulazione delle emozioni è, infatti, un fattore determinante. Jurist (2018) a tal proposito fa un’interessante precisazione tra i termini regolazione e modulazione degli stati emotivi. La regolazione è connessa al controllo e alla razionalità, mentre la modulazione è associata alla musica (per esempio, alle variazioni di tono, all’acutezza o alla forza di una voce o di una nota) e alla scienza (per esempio, alle variazioni di ampiezza, frequenza o di altre caratteristica di un’onda o di un segnale). Modulare le emozioni, dunque diventa una capacità necessaria per compiere quello sforzo di unione e armonizzazione che ci serve per assegnare valore alle emozioni e vivere adeguatamente le relazioni con gli altri e l’ambiente.

Alessitmia e alterata percezione corporea 

Di fronte all’attivazione fisica che accompagna un’emozione, la persona alessitimica tende a interpretarla come un sintomo di una malattia fisica e a sviluppare preoccupazioni ipocondriache. La persona confonde l’emozione con la sensazione corporea percepita. A tal proposito Fenwick e Sullivan (2011) hanno evidenziato che soggetti con livelli elevati di preoccupazione cosiddetta “dismorfica” (cioè una condizione psicologica per cui, le persone che ne soffrono, si fissano su una caratteristica o su più caratteristiche del proprio aspetto estetico, notando imperfezioni o difetti che per altre persone appaiono minimi o inesistenti) e di cui parleremo in un prossimo articolo, presentano maggiori difficoltà nell’identificare e descrivere i sentimenti.  Uno studio interessante di De Berardis e colleghi (2009), conferma proprio come la scarsa espressione emotiva potrebbe essere un importante predittore dell’insoddisfazione per il proprio corpo. 

Alessitmia e sport

La recente letteratura ha dimostrato la presenza di una forte relazione tra caratteristiche alessitimiche e alterata percezione corporea nei soggetti che praticano attività sportiva, sia a livello agonistico sia non agonistico (Granieri et al., 2017; Iacolino et al., 2017). Talvolta quest’alterazione percettiva corporea è associata a un’incapacità di riconoscere e manifestare le proprie emozioni, determinando una pratica esagerata dello sport che può portare alla dipendenza. In questi casi, la dimensione psicologica dominante dell’atleta è quella di sottoporsi a grandi sacrifici in nome della qualità della performance, fino a dimenticare sé stesso e il proprio corpo, anziché prendersene cura (Porro, 2008). Queste persone praticano in modo incessante e ipercontrollato l’attività sportiva, come metodo principe per il raggiungimento dell’immagine ideale: la sequenza rigorosa dei tempi, la rigidità del metodo e dei gesti permette a queste persone di divenire virtuosi e di avvicinarsi sempre di più all’ideale al quale aspirano. A livello emotivo, la dipendenza da sport è legata all’incapacità di discriminare e manifestare i propri stati emotivi interni.

Alessitmia, cosa fare? 

In primis chiedere aiuto: un colloquio con uno psicologo rappresenta la soluzione più efficace. Può migliorare la sofferenza anche con una semplice e corretta informazione, oltre che facilitare gradualmente la costruzione delle fondamenta per riuscire a nominare le emozioni e apprezzare una serie di sentimentiE’ importante non avere timore o vergogna nell’esprimere un proprio stato emotivo. Piangere o ridere, sono espressioni vitali perché veicolate direttamente e spontaneamente. Esse allentano la tensione favorendo anche un effetto antidolorifico sull’organismo. Prendersi del tempo per condividere con qualcuno di nostra fiducia anche una semplice esperienza di vita quotidiana e poi fare progetti, esprimere bisogni e desideri. Un ottimo esercizio per stimolare le funzioni cognitive è la scrittura, cosi come tenere un diario delle emozioni o usare le arti espressive in genere, facilitano la riorganizzazione dei propri pensieri e delle proprie emozioni.

Silvia Battisti - Formatrice Corso Training Autogeno, Psiche e Postura, Scuola Posturologia, Ginnastica Posturale, Ginnastica Dolce