Postura che ho. Postura che sono

Postura che ho. Postura che sono

La rieducazione posturale deve prevedere un lavoro percettivo avente l’obiettivo di ristabilire e/o rielaborare lo schema corporeo

Che cosa è la percezione corporea

La percezione corporea o schema corporeo è un concetto che risale ai primi del ‘900. Il primo a utilizzare il termine “schema corporeo” fu Bonnier, nel 1905, distinguendo il senso dello spazio e l’orientamento soggettivo rispetto al mondo esterno. Secondo questo criterio riusciamo ad occupare un luogo nello spazio (solo nostro), all’interno del quale sappiamo orientarci e localizziamo le diverse parti del corpo. Lo stesso Bonnier definiva proprio “aschematia” l’alterazione di tale rappresentazione topografica e spaziale e individuava nell’attività vestibolare il contributo principale ad essa. La percezione corporea è la forma spaziale che l’individuo crea del proprio corpo, grazie alle informazioni che riceve dagli organi di senso. La definizione oggi accettata dalla letteratura è di Head e Holmes (1911) per i quali lo schema corporeo è la rappresentazione corporea ottenuta dall’integrazione a livello corticale delle passate esperienze sensoriali (posturali, tattili, visive, cinestesiche, vestibolari) con le sensazioni attuali. Head parlò di schema posturale, che esprime l’immagine tridimensionale del corpo e assicura l’apprezzamento del tono muscolare e della posizione del corpo nello spazio, ma anche la localizzazione delle stimolazioni periferiche e lo scarto temporale delle diverse stimolazioni percepite. Il risultato è una sorta di modello plastico che abbiamo del nostro corpo, quasi completamente inconsapevole, che ci permette di muoverci senza problemi nello spazio e di riconoscere in tutte le situazioni, le parti del nostro corpo (Molinari e Castelnuovo, 2014). 

La postura ha dunque un significato psicologico strutturale nel momento in cui la materia (muscoli, ossa, tessuti.) acquista una forma e la forma diventa rappresentazione concreta del soggetto nel mondo. Allo stesso modo di come ad esempio la scultura del Mosè di Michelangelo prende forma e significato dalla forma assunta dal marmo (Ruggeri et all 2011). 

Alla percezione corporea, che è strettamente legata a una rappresentazione percettiva di organizzazione cerebrale, abbiamo anche unimmagine somatica. Essa è arricchita di aspetti personali, emotivi, cognitivi, affettivi ed esperienziali che definiscono un aspetto più psicologico di immagine del corpo e in cui entrano in gioco le proprie esperienze e la propria storia di vita. Nel 1935 lo psicologo Schilder, accanto al concetto di schema corporeo più legato alla neurofisiologia, propose un modello più ampio che si struttura e destruttura all’infinito, ovvero quello sociologico, secondo cui la rappresentazione corporea non è altro che la somma delle immagini corporee della comunità, da cui dipenderebbe il nostro modo di rapportarci con il nostro corpo e con gli altri.  Lo schema corporeo quindi non è solo percezione del proprio corpo, ma una rappresentazione costante che si costruisce attraverso esperienze passate o presenti di tipo posturale, visivo, cinestesico e che è perennemente condizionata da esperienze affettive e da necessità biologiche. 

Cosa è l’immagine corporea?

Mentre lo schema corporeo è inconsapevole, l’immagine corporea è presente alla coscienza. Più recentemente, Slade (1988) definisce l’immagine corporea: L’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle singole parti del nostro corpo.

Secondo Slade (1994), l’immagine corporea è costituita da diverse componenti:

L’immagine corporea riguarda la persona nella sua globalità, e i suoi effetti possono essere rilevanti e complessi. E’ il prodotto della trasformazione di elementi emotivi e affettivi, dapprima slegati e poi riuniti tutti insieme, ovvero un’immagine inconscia, la quale è il risultato della maturazione neurofisiologica ma anche delle varie esperienze relazionali fin dalla prima finanzia. A livello cerebrale, è il prodotto dell’unificazione in un'unica rappresentazione di tutte le informazioni provenienti dalla periferia del corpo e secondo le ricerche interessanti di Ruggeri (et all 2011), in proposito, esse sono le informazioni del livello di tono muscolare di tutti i muscoli del corpo, le informazioni termiche e quelle tattili.

I concetti di schema corporeo e d’immagine corporea condividono la possibilità di rappresentare la totalità e la complessità del corpo umano. Mentre il primo è un articolato schema percettivo legato al processo di localizzazione spaziale compiuto dal sistema nervoso, l’immagine corporea include le componenti soggettivo-cognitivo-affettive delle rappresentazioni corporee. Essendo oggettivo il primo e soggettivo il secondo costrutto, divennero, rispettivamente, interesse della neuropsicologia e della psicologia.

Approfondire questo concetto significa abbandonare lo studio della struttura cerebrale dedicata allo schema corporeo e analizzare aspetti psicologici della vita del soggetto, relazioni primarie madre-bambino o eventi emozionali che assumono molta importanza nella storia di un individuo.

Sebbene la rappresentazione del corpo sia d’interesse psicologico quanto neuropsicologico, non si potranno mai discriminare i disturbi che colpiscono esclusivamente limmagine corporea, da quelli che colpiscono lo schema corporeo. Possiamo ipotizzare un continuum dove collocare, ai due estremi, diagnosi solo psicologiche o solo neuropsicologiche e immaginare, lungo di esso, diversi casi intermedi. In sintesi, l’immagine corporea raccoglie e unifica anche:

 

Secondo quest’ottica, l'immagine corporea è una rappresentazione degli atteggiamenti posturali (stabili e occasionali) e nello stesso tempo rappresenta il centro di programmazione delle posture che si realizzano attraverso l’azione delle vie nervose afferenti che, a partire dalla corteccia cerebrale, raggiungono i muscoli. Tali terminazioni nervose che trasmettono gli impulsi nervosi al tessuto muscolare, svolgono attività che hanno due importanti caratteristiche:

       1) Svolge attività in un “ contesto” corporeo integrato e funzionale rispetto ad esso (ad esempio azioni fasiche ovvero l'insieme delle azioni fisiche durante una sequenza di azioni)

       2) Contribuiscono a costruire e dare forma a tale contesto corporeo. Da questa operazione nasce la postura o meglio gli atteggiamenti posturali (di cui alcuni abituali e altri occasionali), poiché non esiste un’astratta postura ideale, ma esistono sempre atteggiamenti posturali. 

La postura, secondo tale interessante approccio, presenta due livelli operativi funzionali:

      1) Regolazione dell’equilibrio (regolazione del peso in relazione ai distretti unificati tra di loro che generano un’esperienza di coerenza e unità globale)

      2) Il modo di posizionarsi nel mondo. Una condizione esistenziale di base da cui dal cui ambito emergono le azioni.

Conclusioni

In posturologia, dunque non si può non tener conto degli aspetti psico-emotivi che hanno una tale rilevanza nel modulare la postura e il sistema tonico posturale nel suo insieme da meritare una maggiore attenzione anche da parte degli studiosi del settore, come sottolinea Scoppa (2003). Lo spazio dedicato allo studio degli aspetti psicologici nel campo della posturologia è ancora insufficiente e incerto nei suoi confini, a fronte di un’abbondante produzione di studi e di ricerche in altre aree quali la neurologia, l’odontoiatria, la vestibologia, eccetera. La terapia posturale non può prescindere da una presa di coscienza e le recenti acquisizioni nel campo della posturologia e le metodiche avanzate per la correzione di un’interferenza posturale mediante l’adozione di specifici ausili (byte, plantare propriocettivo, correzione visiva, …) o mediante una riprogrammazione neuro-posturale indotta in via riflessa (auricoloterapia posturale). Il paziente deve essere messo in condizione di sviluppare un apprendimento motorio e posturale, confrontando sensazioni, percezioni, posizioni, strategie motorie vecchie con le nuove, prendendo coscienza di tutto ciò onde stabilire nuovi punti di riferimento posturali sui quali rielaborare lo schema corporeo.

Silvia Battisti - Formatrice Corso Training Autogeno, Psiche e Postura, Scuola Posturologia, Ginnastica Posturale, Ginnastica Dolce