Ansia e Disturbi d'ansia
6 consigli per gestire l'ansia
L’ansia, la tensione eccessiva e protratta, gli stress ripetuti, l’atteggiamento negativo di chi ha paura o subisce il dolore, l’insoddisfazione della propria vita e del proprio lavoro, la depressione, la preoccupazione, lo scoraggiamento, la stanchezza, l’esaurimento sono fattori di rischio importanti che possono non solo provocare l’insorgenza di lombalgia o cervicalgia ma possono anche favorire una graduale compromissione funzionale del rachide e cioè retrazioni muscolari, rigidità articolare, discopatia e spondiloartrosi. Infatti, si osservano spesso che, pur avendo una colonna vertebrale perfetta, pur presentando radiografie senza alcuna alterazione, in condizioni di ansia soffrono intensamente di mal di schiena e di dolori cervicali. Se si resta per un periodo di tempo limitato in condizioni di ansia e tensione, non se ne hanno conseguenze negative. Quando invece l’ansia è collegata ad uno stress cronico e si mantiene a lungo nel tempo, può determinare oltre che un mal di schiena persistente anche una graduale compromissione funzionale delle strutture del rachide: retrazioni muscolari, rigidità articolare, usura precoce, discopatia e spondiloartrosi. Quotidianamente abbiamo motivi per essere in ansia e ci troviamo spesso in situazioni che provocano tensione. Di conseguenza, dobbiamo imparare ad affrontare gli eventi stressanti senza farci danneggiare.
Cos’è l'Ansia?
L’ansia è un’emozione secondaria attivata quando siamo a contatti con stimoli, o eventi, percepiti come minacciosi. Ma, quando diventa disfunzionale? Ad ognuno di noi, almeno una volta nella vita, sarà capitato di sperimentare quell’emozione definita ansia. L’ansia è una risposta funzionale che viene attivata, solitamente, quando siamo messi a contatto con uno stimolo o, stiamo vivendo un evento, percepito come minaccioso, imprevedibile e pericoloso. Una persona potrebbe, per esempio, provare ansia nel momento in cui dovrà parlare in pubblico in quanto potrà avere pensieri come “farò una pessima figura”, “tutti mi giudicheranno”, “sicuramente andrà male”. La situazione, di per sé non pericolosa, apparirà però tale agli occhi della persona, che svilupperà di conseguenza uno stato di forte preoccupazione.
Quali sono i sintomi dell'ansia?
Tra i sintomi legati all’ansia possiamo trovare:
- Sintomi comportamentali (insonnia, irrequietezza, distraibilità, evitamento, ecc.)
- Sintomi cognitivi (paura di morire, paura di perdere il controllo, ecc.)
- Sintomi fisiologici (tremori, sudorazione, palpitazioni, vertigini, ecc.)
Spesso può capitare che la persona interpreti erroneamente i sintomi fisiologici connessi all’ansia, valutandoli come segnali di un malessere fisico.
L’ansia diventa disfunzionale quando c’è:
- Errata valutazione di pericolo;
- Compromissione del funzionamento in aree quali il lavoro, la scuola, le relazioni, ecc.;
- Generalizzazione a molteplici situazioni, anche in assenza di stimoli temuti;
- Evitamento delle situazioni che appaiono pericolose.
Alcuni consigli per gestire l’ansia
Molte persone quando sono tese, definiscono la loro condizione “tensione nervosa” e non si rendono conto delle tensioni muscolari che ne derivano (blocco del diaframma, tensione dei muscoli del collo, del viso e delle spalle), né riescono a controllarle. Quando una persona è molto tesa, non basta dirgli “rilassati!”, “rilassati!”. C’è il rischio di farlo innervosire ancora di più: occorre, invece metterlo in condizioni di rilassarsi. Per un’azione efficace di controllo dell’ansia:
- Impara a riconoscere ed interpretare i sintomi connessi all’ansia, in modo funzionale. Se interpreterai i sintomi fisici dell’ansia pensando che qualcosa di terribile ti stia succedendo, molto probabilmente l’ansia aumenterà;
- Interpreta l’ansia come una passeggiata in montagna, ci sarà una salita con i sintomi che aumentano, l’arrivo alla vetta nella quale il picco dei sintomi sarà attivato e una discesa nella quale i sintomi inizieranno a diminuire. Immaginandoti questo andamento potrai scoprire che l’ansia, anche se dovesse arrivare, è destinata a diminuire di intensità, solitamente in 15-30 minuti.
- Compila una lista di attività piacevoli che potrebbero servirti nel momento in cui stai iniziando a sperimentare l’attivazione ansiosa;
- Modifica i tuoi pensieri catastrofici cercando di dare un’interpretazione più oggettiva alla situazione che ti preoccupa, valuta le probabilità che l’evento si manifesti realmente come te lo sei immaginato;
- Sperimenta pratiche di rilassamento, che ti consentiranno di focalizzarti sul momento presente, stimolando una sensazione di calma;
- Prova la respirazione diaframmatica. Metti le mani sulla pancia ed immagina di avere all’interno un palloncino da dover gonfiare e sgonfiare poi, inspira con il naso ed espira con la bocca.
Articolo a cura della Dott.ssa Moro Sabina, Psicologa, Psicoterapeuta