Rapporto Corpo Mente: scopri il tuo profilo di personalità
Le emozioni non sono scatenate da eventi esterni in quanto tali, ma dal significato soggettivo che le persone attribuiscono agli eventi
Si discute del rapporto tra mente e corpo da millenni e dal dualismo di Cartesio e Platone ad oggi se ne è fatta di strada. Soprattutto allo scopo di capire perché il corpo si ammala e perisce. Una tappa interessante è quando Dunbar, negli anni 40, individua due profili di personalità collegabili al tipo di malattia:
- Profilo di tipo A caratterizzato da competizione, fretta, facile irritabilità con problemi cardiovascolari.
- Profilo di tipo C con negazione di emozioni, proiezione dei propri bisogni negli altri, tranquilla disperazione tipico delle persone affette da cancro.
La teoria attualmente più comprovata è la psicosomatica che si rifà al modello bio-psico-sociale di Engel. Dagli anni 70 infatti non si cerca più di trovare una causa lineare per ogni patologia ma si cerca di capire quali condizioni comportano maggiori probabilità di ammalarsi. Dato il presupposto che lo stress abbassa le difese immunitarie, e quando si hanno le difese immunitarie basse ci si ammala, si è andati alla ricerca degli eventi stressanti per eccellenza. E ciò che si è capito è che perdere una relazione sentimentale non fa solo male ma fa AMMALARE.
Incidenza di malattie
Studi empirici infatti hanno mostrato maggiore incidenza di malattie negli individui separati-divorziati rispetto ai coniugati e in particolare maggiore mortalità dovute a malattie infettive e cancro.
- Il fallimento del matrimonio è risultato l'indicatore sociodemografico maggiormente in grado di predire la presenza di malattia sia fisica che psichica. Soprattutto se si è stati lasciati, se persiste l’attaccamento all’ex nel tempo e se non si procede a creare un nuovo rapporto.
- L’altro grande evento stressante è aver subito un lutto. Kraus&Lilienfeld hanno riscontrato una mortalità sette volte maggiore tra i vedovi di entrambe i sessi, soprattutto nei maschi.
- Si è poi giunti a scoprire che poteva bastare la percezione di poter perdere una relazione o viverla come danneggiata o minacciata per ammalarsi. Oppure subire una perdita simbolica come ad esempio la perdita del ciclo nella menopausa. Ciò che incideva quindi nella somatizzazione era il vissuto di perdita.
Da qui si è capito che le emozioni non sono scatenate da eventi esterni in quanto tali, ma dal significato soggettivo che le persone attribuiscono agli eventi. Ci sono infatti delle reazioni personali e diverse allo stress.
In maniera sintetica possiamo dire che quando si è davanti ad un evento che riteniamo troppo stressante la nostra percezione di sicurezza viene a mancare. Se ci sentiamo in pericolo possiamo comportarci in diversi modi: attaccare, fuggire o evitare etc. La questione però cambia quando l’evento viene vissuto come una minaccia vitale. A questo punto si attiva il sistema parasimpatico con basse difese immunitarie che porta a una risposta di rinuncia-disperazione ed è qui che si hanno più probabilità di ammalarsi. Engel e Schmale teorizzano infatti come condizione necessaria perché un evento possa avere effetti negativi sulla salute l’incapacità di sviluppare strategie di fronte alla perdita, tale da condurre ad un atteggiamento di rinuncia (giving up) e alla sensazione di essere condannati (given up). - Sul piano affettivo l’atteggiamento si accompagna ad un sentimento di impotenza (helplessness) e perdita di speranza (hopelessness). L’angoscia prende il sopravvento e non ci si ritiene in grado di poter riparare in nessun modo, ci si abbandona al malessere.
- Se ci si limita al campo delle malattie somatiche gli studi evidenziano un deficit psicologico-mentale, una carenza di mentalizzazione che porta ad esprimere nel corpo un problema riconducibile ai rapporti interpersonali.
Mentalizzazione? E cos’è? È la capacità di riflettere sui propri sentimenti e su quelli degli altri capendone intenzioni, desideri e convinzioni.
La carenza di mentalizzazione viene da molti chiamata alessitimia, cioè la disregolazione affettiva che comporta scarse capacità di contatto con le proprie emozioni e l’incapacità di esprimere attraverso le parole i propri sentimenti e stati d’animo. L’alessittimico ha difficoltà a distinguere tra emozioni, stati somatici che le accompagnano e sensazioni corporee; il suo pensiero è piuttosto infantile, egoistico e utilitaristico; la postura è rigida e ha scarse espressioni facciali; infine tende ad attribuire gli eventi della sua vita a cause esterne (caso- destino- altri).
Conclusioni
In conclusione un’emozione è “negativa” non per il suo contenuto, ma quando viene negata, dissociata, isolata nella mente o al contrario, quando emerge in forma violenta, perché non sufficientemente elaborata. Si finisce per far ammalare il corpo perché non si pensano o non si riescono a pensare le emozioni. Visti questi presupposti grazie alla psicologia della salute, da fine 900, siamo passati a cercare le modalità per promuovere e costruire salute e benessere. Quali sono gli strumenti psico-corporei e mentali utili a star bene? Tra i molti non possiamo non conoscere l’empowerment, la resilienza, l’empatia, la mindfulness, la capacità di individuare i pensieri disfunzionali e di potenziare le funzioni esecutive.
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Dott.ssa Risia Fiorentino, psicologa esperta della salute psicofisica, terapista manuale