Come programmare una seduta di rieducazione posturale?

Come programmare una seduta di rieducazione posturale?

Approccio riabilitativo e rieducativo va al di là della patologia d’organo, ed è incentrato sulla persona in toto

Aspetti funzionali, cognitivi e comportamentali nelle metodologie rieducative posturali

Le algie vertebrali di tipo cronico sono considerate un “male del secolo” e definite patologia bio-psico-sociale in quanto determinate non solo da fattori meccanici ma anche da elementi psicologici e sociali. Ne consegue che l’approccio riabilitativo e rieducativo va al di là della patologia d’organo, ed è incentrato sulla persona in toto. Ad oggi le cure proposte prevedono tecniche sempre più complesse discutibili e proponibili più per fede che per scienza perché spesso caratterizzate dalla creatività dell’ideatore più che da prove di efficacia. Le metodologie di rieducazione multifunzionale tramite esercizi posturali supportati da terapie comportamentali, educazione ergonomica risultano le cure più efficaci per la gestione del dolore cronico.

In tutte le situazioni di disabilità sia oggettiva, intesa come l’incapacità di svolgere mansioni quotidiane lavorative, domestiche e sia soggettiva, quale la percezione del dolore, è fondamentale avere un approccio psicologico e comportamentale corretto. Chiunque abbia un dolore cronico non lo deve subire con paura, ma affrontare attraverso interventi rieducativi motori e funzionali a forte prerogativa cognitivo-comportamentale, come la Back School® praticata a piccoli gruppi, che mirano al mantenimento e alla riduzione della sintomatologia algica al lungo termine. Vediamo allora quali sono le caratteristiche delle metodologie rieducative cinesiologiche e posturali incentrate sull’aspetto cognitivo-comportamentale che si distinguono da quelle più tradizionali.

Consapevolezza del se corporeo

Prendere coscienza corporea durante l’esecuzione di un determinato movimento è la condizione per cui una persona può coordinarsi e rendere la gestualità disponibile al corpo senza vincoli. Serve a poco muoversi ripetendo un gesto meccanicamente cento volte, quindi non conta quello che si fa ma come si fa.

Il lavoro fisico, qualunque esso sia, dev’essere coscientemente eseguito al fine di trasformare gli schemi motori e posturali viziati profondamente radicati causati da condizionamenti psico-fisici compensatori e adattatori. Non basta affidarsi unicamente ai sensi, ma serve compiere una consapevole attività mentale e muscolare fino a quando l’atteggiamento corporeo corretto venga strutturato e avvertito come normale diventando così a sua volta una abitudine. Attraverso uno sforzo di attenzione e di concentrazione si può riuscire ad identificare ciò che non va nei propri atteggiamenti, nei modi di eseguire i gesti e si può correggere gli automatismi imperfetti.

Per correggere un gesto o una postura scorretta irrazionale è opportuno inizialmente percepire una sorta di imbarazzo e rendersi consapevoli di averla automatizzata come postura corretta. Nella pratica, sotto la guida di esperti chinesiologi e posturologi si eseguono esercizi di un riequilibrio posturale con l’aiuto di feedback esterni ed interni (specchi, sensazioni cinestetiche).

In questo modo con il passare del tempo la percezione diventa più acuta e i progressi vanno di pari passo con la percezione delle sensazioni. L’insensibilità essendo dipendente dal funzionamento psico-fisico la si può modificare con gli atteggiamenti abituali fisici, trasformando l’immagine di sé e incrementando la propria autostima.

Evitare i compensi e favorire le posture antigravitazionali e antalgiche

“L’uomo pur di non soffrire, fa del tutto: si torce, si flette, si piega, riduce la sua mobilità. Tutto ciò è meno economico, ma gli permette di vivere con confort. Per vivere in modo confortevole, il soggetto inventa schemi di compenso, soluzioni posturali” (Bousquet).

Queste affermazioni fanno capire che il corpo ubbidisce alla legge di sopravvivenza biologico-istintiva-automatica, quindi di fronte ad ogni deformazione subita, ad un disagio o un dolore, pur di sfuggirvi e continuare a “sopravvivere”, esso blocca una zona e vicaria ad altre parti i sistemi di funzionalità alternativa, detti compensi, alterando così la postura. Se questa non viene rieducata in tempo utile, le parti del corpo vicarianti il disagio, pagheranno prima o poi tutto ciò manifestando scarso rendimento, dolore e usura precoce delle articolazioni.

Per favorire le posture antigravitazionali bisogna mantenere il cosiddetto “controllo primario” spiegato da F.M. Alexander nel suo metodo (tecnica Alexander®) in cui prende in considerazione la relazione dei rapporti equilibrati tra testa-collo-tronco. Quando questi allineamenti sono alterati allora il corpo non può rispondere in maniera ottimale alla forza di gravità e perde la capacità di sostenersi senza fatica.

Lavorare sulla sensazione di benessere adottando un ritmo proprio di lavoro

Imitare un movimento senza percepire le sensazioni di benessere che esso provoca, corrisponderebbe alla riproduzione meccanica ed esteriore di una forma. Il movimento svolto quindi è vissuto con partecipazione e motivazione. Questa teoria si riscontra nel metodo Felderkrais® in particolare nelle classi di lavoro di gruppo chiamate C.A.M., “Consapevolezza Attraverso il Movimento®”.

Lavorare nella sensazione di benessere vuol dire imparare a distendere i muscoli e non affaticarli eccessivamente. Si ricercano sensazioni piacevoli provocate dall’allungamento muscolare statico e dalle lente mobilizzazioni articolari le quali permetteranno di percepire al meglio le nuove posture correttive. Grazie ad un lavoro cosciente e giudizioso la schiena assume una posizione ergonomica ed economica ed ogni muscolo è pronto a svolgere la propria attività senza artificiosità nel rispetto delle sue naturali capacità.  Adottare un ritmo proprio di lavoro vuol dire imparare ad eseguire gli esercizi senza mai forzare il movimento, trovare una giusta dose di lavoro e un adeguato ritmo di esecuzione inteso come velocità lenta e sempre sotto il controllo della respirazione.

Allungare le catene muscolari corporee

Questo principio invita a considerare che i muscoli non sono indipendenti l’uno dall’altro ma, grazie alle fasce e al tessuto connettivale, sono collegati per formare le cosiddette catene muscolari che ci permettono nella pratica ginnica di allungare un gruppo di muscoli.

Molti esercizi proposti hanno lo scopo di allungare le catene muscolari, fasciali e connettivali per ridurre le tensioni ed eliminare i compensi che il corpo inevitabilmente mette in atto per sfuggire al disagio. Si impara a percepire al meglio l’intero corpo e a gestire la tensione dal momento in cui l’allungamento globale delle catene muscolari ha fatto emergere le cause primarie del disagio appartenente quasi spesso al passato ma responsabile del problema nel presente.

Utilizzare al meglio la colonna vertebrale

Una colonna vertebrale che non mantiene i giusti rapporti articolari è una colonna che non ha mezzi. Perciò i punti che permettono di mantenere posture statiche senza sforzo e sacrificio sono dati dalla muscolatura vertebrale intrinseca e tonica.

Rinforzare la muscolatura profonda con movimenti lenti, posizioni statiche mantenute per qualche secondo a bassa intensità e allungare quella superficiale che muove la colonna in toto, vuol dire riequilibrare la postura per ottenere dal corpo la massima efficienza. Sarà sufficiente che una sola vertebra si allontani dall’allineamento per creare delle conseguenze negative su tutta la struttura.

Nelle sedute di ginnastica posturale e opportuno dedicare un determinato momento alle esercitazioni a carattere ergonomico, come prendere al suolo un piccolo o grande oggetto, leggero o pesante, come sedersi e rialzarci da una sedia, come mantenere una postura di lavoro, come distribuire i carichi sulla colonna e come riuscire a utilizzarla con il massimo confort e il minimo sforzo.

Lo sviluppo di una efficace educazione ergonomica sin dalla tenera età basata sulla simulazione delle posture lavorative e delle attività più ripetitive, coadiuvata dall’utilizzo delle moderne tecnologie e attrezzature di supporto, permetteranno di far acquisire una nuova mentalità e di confrontarsi con le richieste professionali, riducendo così le sollecitazioni meccaniche rachidee durante le normali funzioni quotidiane.

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