Artrosi e Artrite: quali differenze?

Artrosi e Artrite: quali differenze?

La malattia più debilitante della vecchiaia

L’artrosi è una malattia degenerativa che coinvolge le articolazioni in genere ed è considerata la malattia più debilitante della vecchiaia, anche se negli ultimi anni l’età media dei soggetti colpiti dalla cosiddetta artrosi precoce, si è notevolmente abbassata. Si manifesta nel 70% dei casi alle mani (molte volte è necessaria diagnosi differenziale con l’artrite reumatoide per questo distretto), nel 40% ai piedi, nel 10% alle ginocchia, nel 3% alle anche (dato questo sottostimato soprattutto per l’interessamento di soggetti giovani che molte volte non rientrano nelle statistiche specifiche riguardo all’artrosi dell’anca, tipica dei più anziani). Sostanzialmente ciò che avviene è una degenerazione delle cartilagini che ricoprono i due capi ossei di una articolazione che rimangono scoperti; l’osso al di sotto, fino a quel momento ricoperto di cartilagine, inizia a crescere in maniera irregolare, fino al punto da neutralizzare la funzionalità delle articolazioni. Vengono cosi’ a formarsi deformazioni ossee, infiammazioni e dolori che impediscono il movimento (casi irreversibili).

Artrite Rematoide

L’artrite reumatoide è una malattia reumatica, infiammatoria, cronica autoimmune che colpisce elettivamente le articolazioni e l’osso sottocondrale. Nella maggior parte dei casi è cronica disabilitante e talora associata a manifestazioni sistemiche. E’ una malattia che colpisce il sesso femminile più frequentemente del sesso maschile (rapporto 3-4/1). L’ evidenza supporta una predisposizione famigliare. La flogosi può coinvolgere i vasi, le sierose, i muscoli, il sistema nervoso centrale e periferico, l’apparato visivo, il parenchima renale, polmonare, epatico, il miocardio, l’apparato emopoietico. Il sospetto di AR va posto ogni volta che una o più articolazioni persistono tumefatte e dolenti per più di 6 settimane. L’ esordio può essere, a differenza dell’artrosi che si manifesta solitamente dopo lunghi periodi di usura articolare; acuto manifestandosi in pochi giorni, subdolo o intermedio. Per quanto riguarda il nostro campo di applicazione, la motricità, possiamo sintetizzare affermando che il movimento è possibile e non peggiora la condizione artrosica (generalizzazione); mentre lo stesso movimento (attività motoria) peggiora la sintomatologia artritica, aumentando l’essudato sinoviale articolare, la flogosi e il dolore (specialmente in fase acuta; alcuni studi, al contrario, riportano lievi miglioramenti dopo attività fisica nella fase remissiva della malattia).

Artrosi

Nei casi di artrosi, riconosciamo un’ interessamento muscolare nella patogenesi della malattia degenerativa. Se pensiamo alla fisiologia articolare e alle funzioni muscolari e tendinee, ci accorgiamo che le nostre articolazioni sono coperte anteriormente e posteriormente da tendini e muscoli con azioni opposte. Per cui l’articolazione del ginocchio, per esempio, sarà attraversata anteriormente dal tendine rotuleo proveniente del quadricipite femorale e posteriormente dai tendini dei muscoli ischiocrurali, con il risultato che se tali muscoli, che si inseriscono anteriormente e posteriormente sulla tibia, nel tempo restano accorciati e poco elastici, produrranno nel lungo periodo anche dopo anni, essendo antagonisti, una usura precoce delle cartilagini che rimarranno compresse a lungo senza permettere alle cartilagini di riempirsi di liquido e assolvere alla funzione di ammortizzatori biologici. In caso di artrosi, anche di discreta entità, vediamo che un buon lavoro di distensione dei suddetti distretti muscolari abbinato ad una motricità propriocettiva, i sintomi migliorano nettamente, di qua la constatazione che l’artrosi trova giovamento dalla pratica di una buona ginnastica, poichè crea i presupposti per una buona vascolarizzazione muscolare e di conseguenza eliminazione di metaboliti e scorie tossiche e permette una maggiore elasticità muscolare e tendinea.

Artrosi, artrite reumaotide indotta da intossicazione alimentare

In merito alla relazione tra artrosi e infiammazione indotta da intossicazione alimentare, ci sono studi che confermano la relazione tra alterato metabolismo dei carboidrati e degenerazione discale dovuta a presenza eccessiva di AGE (Advanced Glycation End-Product) che si depositano nei tessuti, in particolar modo nella cartilagine, nell’endotelio arterioso, nel cristallino e nell’epidermide. Altri alimenti pro-infiammatori sono i grassi insaturi omega 6, quando sono in evidente eccesso rispetto agli omega 3, a causa dell’acido arachidonico, mediatore di processi infiammatori, la solanina, presente nelle solanacee, e i carboidrati insulinici che aumentano il grasso corporeo che è riconosciuto a tutti gli effetti come organo endocrino capace di produrre interleuchine pro infiammatorie. Di conseguenza si renderà necessaria un’azione a 360° sia in ambito motorio per ridare elasticità e funzionalità al distretto muscolo-articolare in questione e contemporaneamente cercare di eliminare le irritazioni a livello sistemico che possa incidere negativamente sulle capacità di recupero dei tessuti.

Riguardo l’artrite reumatoide invece, la sintomatologia ha caratteristiche diverse.

Siamo in presenze di un infiltrato cronico di monociti-macrofagi, linfociti T e B, granulociti neutrofili a livello della sinoviale. Vi è produzione di citochine pro-infiammatorie, TNF alfa e IL-6, e mediatori di danno diretto a carico della cartilagine articolare, ROS e metalloproteasi, e di mediatori facilitanti l’osteoporosi juxarticolare, IL-18 e RANK-ligand.

A tal riguardo, mentre l’artrosi diventa sintomatica in alcune condizioni estreme di movimento, quando cioè l’articolazione è sottoposta a eccessivo lavoro e quindi stanchezza muscolare-articolare; l’artrite reumatoide vede esacerbare i sintomi nelle primissime ore della notte, momento in cui viene raccomandata la somministrazione del cortisone poichè più efficace è il suo effetto antiinfiammatorio/immunosoppressore, rispetto alla somministrazione durante le prime ore del mattino.

A tal riguardo, per quel che accade a livello sistemico, in fase di riposo quale dovrebbe essere il periodo notturno, è facile constatare che l’unica strada per ridurre l’infiammazione è quella dei corticosteroidi.

Conclusioni

Recenti ricerche però, ci dicono che un’alimentazione povera in carboidrati complessi e in zuccheri, ben sostituiti da alimenti ricchi di antiossidanti e allo stesso tempo con pochi zuccheri come le verdure, e le proteine in particolar modo pesce e uova (soprattutto albume), e una integrazione mirata con la vitamina D, seguendo le ultime ricerche in merito, è possibile rimodulare il sistema immunitario rendendolo meno aggressivo. Da quanto detto, esiste la possibilità reale di sostituire sotto stretto controllo medico la terapia farmacologica con un regime alimentare corretto che riduca l’espressione immunitaria. (alimentazione alternativa, efficace, economica e possibile)

Un aspetto non trascurabile è quello psichico, questa come altre malattie reumatiche riconosce un cattivo adattamento allo stress cronico, per cui un’integrazione mirata anche su questo aspetto è consigliabile in soggetti particolarmente sottoposti a stress cronico.